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STOP ai tagli dei servizi in montagna

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Sono sempre più a rischio servizi importanti o addirittura fondamentali per le nostre zone: TRIBUNALE, FERROVIA, OSPEDALE, ecc. Ormai quasi quotidianamente si leggono sui giornali notizie e annunci di tagli, riduzione dei finanziamenti e sospensioni dei servizi.

E’ ora di dire BASTA! Di alzare la voce e farsi sentire.

Diffondete e condividete la seguente immagine per aderire a questa iniziativa, la prima di una serie che verranno proposte in futuro, speriamo in collaborazione con le amministrazioni locali.

#stoptaglimontagna

AGGIORNAMENTO: l’immagine diffusa su facebook è stata condivisa da 400 utenti e ha raggiunto oltre 7mila persone.

tagli servizi montagna


Blocco del ponte Cadore per salvare il punto nascite

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Tutti compatti i sindaci del Cadore e del Comelico sull’ospedale di Pieve: deve essere garantita dalla Usl1 la sicurezza del punto nascite. La montagna non deve perdere anche il diritto alla salute. Lo hanno ribadito ieri in una riunione in sala consiliare a Pieve, dove erano rappresentati quasi tutti i Comuni. E lo ribadiranno anche il 5 maggio, in una manifestazione che bloccherà simbolicamente il ponte Cadore, dalle 14 alle 17, ad indicare la frattura fra montagna e pianura, fra Cadore e Belluno, fra montagna e Regione Veneto, che rischia di diventare insanabile. «Siamo tutti d’accordo che la sicurezza è un’assoluta priorità», spiegava ieri Alessandra Buzzo, che nell’occasione ha anche distribuito ai colleghi i manifesti che ha fatto preparare dal suo Comune, «d’altra parte sono proprio gli stessi tecnici che ci dicono che l’ospedale di Pieve è carente in fatto di sicurezza a dover provvedere, perché noi non ci rassegnamo certo a perdere un servizio fondamentale, di tutela non solo della salute, ma anche di garanzia per la sopravvivenza della montagna.

Se chiudono anche questo servizio ospedaliero danno un colpo di grazia agli sforzi che tutti stiamo facendo per far vivere la nostra montagna, per scongiurare il rischio che i giovani gettino la spugna e vadano via». In pratica, i semplici numeri condannano la montagna, poiché certi servizi non raggiungeranno mai le quote richieste; d’altra parte, se con questa logica si chiudono servizi fondamentali, saranno sempre di più coloro che lasceranno la montagna ed i numeri non potranno che diminuire ancora.

«Siamo molto preoccupati», proseguiva Daniele Zandonella, assessore alla Salute di Comelico Superiore,«perché se chiude Pieve e, come sembra, anche il punto nascite di San Candido, una ragazza incinta di Comelico Superiore dovrà mettere in conto almeno un’ora e mezzo di viaggio per l’ospedale più vicino, sia Belluno, Feltre o Bolzano. E questo è inconcepibile. Siamo anche stufi di doverci incontrare, fra sindaci ed assessori, soltanto per scongiurare ulteriori tagli; l’ospedale di Pieve costa alla Regione 18 milioni su una spesa sanitaria totale della Regione di oltre 6 miliardi. Un’inezia a guardare bene. Possibile che si debba tagliare proprio partendo dalla montagna?» «E’ stato un incontro molto importante a partecipato», conclude Maria Antonia Ciotti, «e tutti abbiamo concordato, con l’appoggio anche della Magnifica, su due punti: pieno sostegno alla manifestazione del 5 maggio sul ponte Cadore e lettera immediata, che partirà domani mattina (oggi,ndr) al direttore generale Usl1, Faronato, per chiedere una cosa semplice, con risposta immediata: cosa sta facendo di concreto per mettere in sicurezza il punto nascite di Pieve?»

di Stefano Vietina – fonte: Corriere delle Alpi

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5 maggio 2013: manifestazione di protesta contro i tagli ai servizi pubblici in Cadore

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Domenica 5 maggio ore 15.30, ritrovo presso colonia S. Maria (curva della Cavallera) e marcia sul Ponte Cadore.
Confermiamo che anche NuovoCadore aderisce alla manifestazione e sarà presente con lo striscione già diffuso in rete le scorse settimane.
Di seguito la lettera di invito dei Sindaci del Cadore:

Cari cittadini,
vi chiediamo di partecipare alla manifestazione di protesta contro i maltrattamenti e l’emarginazione a cui viene relegato da molto tempo ormai il nostro Cadore. Una manifestazione per dire BASTA al ridimensionamento rovinoso dei servizi alla montagna bellunese attuati dalla Regione Veneto e dal Governo Centrale. Non possiamo assistere ai tagli che continuano a colpire ospedali e sanità sul territorio, treni e trasporto pubblico, tribunale, poste e agenzie delle entrate. E’ per dire BASTA che, insieme alle associazioni degli imprenditori e del volontariato, ai sindacati e alle istituzioni di ogni ordine e grado abbiamo organizzato una marcia silenziosa che sfilerà sul Ponte Cadore domenica 5 maggio. L’appuntamento è per le ore 15.30 presso l’ex colonia S.Maria sulla curva della Cavallera. Allo scopo di ribadire il senso unitario dell’iniziativa, esibiremo soltanto i gonfaloni dei nostri Comuni. Niente bandiere di partito ma solo i simboli identitari delle nostre municipalità e delle nostre vallate. Abbiamo invitato tutti i mezzi di comunicazione operanti in provincia di Belluno a cominciare dalla Rai Veneto. A loro chiederemo di amplificare al massimo il nostro grido di dolore e di rabbia ma soprattutto chiederemo di comunicare il nostro diritto a pretendere la salvaguardia dei servizi essenziali che ci consentono di continuare a vivere. Il medesimo diritto che hanno le genti che vivono in pianura e in città.

I Sindaci del Cadore

> Info autobus organizzati e aggiornamenti

3.000 persone sul Ponte Cadore per dire stop ai tagli dei servizi in montagna

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Circa 3.000 persone hanno manifestato oggi pomeriggio (domenica 5 maggio), contro i tagli dei servizi in montagna, soprattutto quelli riguardanti la sanità e i trasporti, bloccando il Ponte Cadore per alcune ore. L’iniziativa è stata condivisa anche a Cortina d’Ampezzo dove la gente è scesa sulle strade con cartelli e striscioni di protesta contro i continui tagli che si abbattono sulla montagna per effetto di leggi nazionali e regionali. A fianco dei cittadini erano presenti anche le associazioni di categoria e amministratori pubblici. I sindaci aprivano il corteo. Una manifestazione pacifica senza alcun intoppo, se non la pioggia che nel finale ha costretto i partecipanti a rientrare.

«Salviamo la montagna dai tagli» è il grido di dolore e protesta che arriva dal Cadore.

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RASSEGNA STAMPA (in aggiornamento)

428693_10151630173417359_1564898725_nLa marcia dei duemila per dire stop ai tagli
Ponte Cadore invaso e bloccato per un’ora a difesa dei servizi essenziali «La nostra gente chiede soltanto di veder riconosciuti i propri diritti»
di Martina Reolon – fonte: Corriere Delle Alpi

La marcia dei duemila sul ponte Cadore (bloccato per circa un’ora). Tutti insieme per lanciare un messaggio: dignità alla montagna e stop ai tagli dei servizi. Per la manifestazione organizzata dai sindaci del Cadore si sono mobilitati tanti amministratori e tantissimi cittadini, non soltanto cadorini. Un’occasione per far sentire il grido di allarme della montagna bellunese. «Un’iniziativa», hanno sottolineato i primi cittadini di Pieve e Santo Stefano Maria Antonia Ciotti e Alessandra Buzzo, «voluta dalle istituzioni e che non ha precedenti. Chiediamo che le scelte nei confronti della montagna siano fatte con lealtà». Un “grido” che arriva dagli amministratori, ma che raccoglie le proteste e le preoccupazioni dei cittadini. «La giornata di oggi è un modo per dare voce alle tante esigenze della popolazione», ha fatto eco il vice sindaco di Borca Giuseppe Belfi. Sos servizi in montagna. Sul tavolo quello che i sindaci definiscono un «ridimensionamento rovinoso dei servizi alla montagna bellunese, attuato dalla Regione Veneto e dal Governo centrale». E non solo in tema di sanità, ma anche per treni, trasporto pubblico, tribunale, poste e tutto ciò che risponde ai bisogni della gente, che in area montana si trova a dover affrontare delle difficoltà in più. «A livello nazionale la montagna è tenuta in pochissima considerazione», tuona Pier Luigi Svaluto Ferro, sindaco di Perarolo, «ed è emarginata in senso storico, economico e geopolitico. Questa manifestazione richiama a un’identità comune, a un senso di appartenenza al territorio. Sono scettico che politicamente serva a qualcosa, ma è un segnale. Soprattutto per recuperare un’unità. Le battaglie si vincono se si è uniti». Serve un esame di coscienza. Basta con le divisioni interne. Di questo ne è convinto Svaluto Ferro che, insieme al primo cittadino di Calalzo Luca De Carlo, ha auspicato che ognuno cominci a farsi un esame di coscienza. «Speriamo che la montagna cominci a veder riconosciuti i propri diritti», ha affermato quest’ultimo, «e che da fuori magari comincino a occuparsi meglio di quanto abbiamo fatto noi stessi». «Viviamo in un momento in cui ci si preoccupa tanto dei diritti delle minoranze», ha aggiunto. «Questo è giusto. Ma forse ci si è dimenticati della maggioranza, che oggi sta manifestando tutto il proprio disagio. È ora che si cominci ad accorgersi di terre come queste». Se “muore” la montagna non ce n’è per nessuno. Anche perché la “rovina” della montagna ha ripercussioni su tutto il territorio, pianura compresa. Ha voluto metterlo in risalto il vice sindaco di Agordo Sisto Da Roit che, assieme al primo cittadino di Gosaldo Giocondo Dalle Feste, era sul Ponte Cadore per ribadire l’unità della montagna e l’esistenza di difficoltà comuni. «In Regione non c’è la consapevolezza delle nostre difficoltà. E a volte non è completa nemmeno in Valbelluna», ha sottolineato Da Roit. «Quello che sta succedendo sulle alte terre bellunesi si ripercuoterà su tutti». «Noi oggi siamo qui in solidarietà con il Cadore», ha detto ancora, «perché, se non saremo uniti, per tutti noi sarà ancora più dura». «Tutti abbiamo bisogno di tutti per avere più voce in capitolo», ha commentato la Buzzo. «Siamo in pochi in questa provincia e necessitiamo anche del sostegno della Valbelluna». Quale futuro per la provincia? La protesta della montagna fa parte di un tema più ampio: il futuro della provincia di Belluno. «Siamo qui per capire se il territorio provinciale può avere delle prospettive», ha voluto mettere in risalto Roger De Menech, sindaco di Ponte nelle Alpi e neo deputato, unico primo cittadino della Valbelluna presente alla manifestazione. «La questione è di livello provinciale e non è concepibile muoversi come singoli. La politica deve decidere se ha interesse per il nostro territorio». Pari dignità ed equità di trattamento sono gli aspetti più importanti». Aspetti che vanno di pari passo con i servizi, «senza i quali non può nemmeno esserci sviluppo economico», ha fatto notare il consigliere regionale Sergio Reolon. «L’autonomia serve a questo, per governare le esigenze del territorio senza essere in competizione». E se la Regione ha dato un segnale con l’approvazione dell’articolo 15 dello Statuto, «ora resta la parte più difficile», ha commentato Gino Mondin, alla guida del Consorzio Dolomiti, «ossia metterlo in pratica». Battaglia per la qualità di vita. E se il presidente della Comunità montana Comelico Sappada Mario Zandonella Necca ha annunciato che nelle sedi opportune e istituzionali gli amministratori faranno le battaglie giuste, il sindaco di Sappada Alberto Graz ha ricordato che «la qualità di vita di un territorio si misura sulla qualità dei servizi». «Se si continua a tagliare da una parte e dall’altra», la considerazione dei sindaci di Borca e San Vito Bortolo Sala e Andrea Fiori, «mancano i presupposti per poter vivere in montagna».

 

Dinca_stoptagliAnche il deputato D’Inca’ (M5S) presente alla manifestazione in Cadore
comunicato stampa

Alla manifestazione di protesta contro i tagli ai servizi di montagna, svoltasi ieri sul Ponte Cadore, ha partecipato anche il neo deputato alla Camera Federico D’Incà del Movimento 5 Stelle.
“La manifestazione del 5 maggio deve essere il primo passo verso una presa di coscienza dei cittadini bellunesi dell’importanza di essere uniti nella richiesta della permanenza e del miglioramento dei servizi nelle nostre montagne.” Dichiara D’Incà e prosegue: “Ogni passo in questa direzione deve essere condiviso da parte di tutti, senza bandiere di parte, in una lunga catena umana che vada oltre al ponte Cadore. Per questo motivo dobbiamo spingere verso nuove iniziative, fermare le nostre richieste appena oltre quel ponte vuol dire spegnere l’entusiasmo dei tanti giovani presenti. Da ieri abbiamo finalmente capito che vi sono intelligenze ed idee nuove al servizio delle nostre montagne.”
Oltre al deputato, erano presenti i due consiglieri comunali di Belluno Sergio Marchese e Andrea Lunari e molti attivisti del M5S, del Cadore e di Belluno.
Da tempo il Movimento 5 Stelle della provincia si batte per i temi che ieri hanno portato oltre 2.000 persone a scendere in strada, soprattutto per quanto riguarda la sanità e i trasporti: lo stop al prolungamento dell’A27 e il potenziamento della ferrovia fino a Calalzo sono temi che il Movimento considera di fondamentale importanza.
Conclude D’Incà: “Ci tengo a ringraziare personalmente e a nome di tutto il M5S Belluno-Feltre gli organizzatori di questo importante evento, tutte le associazioni e soprattutto i sindaci presenti”.

 

Sanità in Cadore: “Da Bond vogliamo fatti e risposte concrete, non querele”

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Il capogruppo Pdl, attraverso un comunicato pubblicato oggi sul Gazzettino di Belluno (vedi sotto), avvisa il sindaco Ciotti di abbassare i toni della protesta per la salvaguardia dell’ospedale di Pieve.

Gracis, amministratore di NuovoCadore, replica così alle dichiarazioni di Dario Bond, con una lettera aperta che pubblichiamo qui:

Solidarietà al Sindaco di Pieve di Cadore Antonia Ciotti, che da sempre si batte in prima linea per la difesa dell’ospedale di Pieve e i servizi essenziali per il territorio cadorino, e ora deve subire le invettive di Dario Bond che la accusa di strumentalizzare queste battaglie. Il capogruppo del Pdl Bond, accusa la Ciotti di usare “toni da guerriglia” e trova il comportamento del Sindaco “inaccettabile”: di inaccettabile invece c’è solo la sua arroganza e la minacce di querele. Che venga in Cadore il sig. Bond, a constatare di persona i tagli ai servizi che il nostro territorio continua a subire, nell’immobilismo dei politici veneti. 3.000 persone hanno sfilato sul Ponte Cadore il 5 maggio scorso, proprio al fianco dei sindaci cadorini (Ciotti compresa) per dire “stop ai tagli” e in difesa anche dell’ospedale di Pieve: nulla è cambiato da allora e anzi, la situazione continua a peggiorare. Bond dovrebbe iniziare a dare risposte concrete invece di preoccuparsi dei toni di una protesta che è lecita e giusta!

Matteo Gracis

 

Di seguito l’articolo del Gazzettino di Belluno:

Il consigliere regionale Bond attacca duramente il sindaco Ciotti per le continue critiche
«Sanità, sono pronto a querelare»
Sulla sanità, stavolta, potrebbe scapparci una querela. Destinataria il sindaco di Pieve di Cadore, Antonia Ciotti (Pd), che avrebbe non solo strumentalizzato per finiti politici la sanità, ma anche insultato i consiglieri regionali del centrodestra. «Sono stufo delle offesa della signora Ciotti – tuona il capogruppo Pdl in Regione, Dario Bond -. Le ultime incitazioni a “bruciarci” sono state un capitolo indecoroso. Sappia, la signora Ciotti, che sono in corso valutazioni per un’eventuale querela. Le critiche, anche aspre, sono sempre ben accette, ma non i toni da guerriglia»
Lo sfogo di Bond arriva in un comunicato dopo le continue prese di posizione della Ciotti contro la riorganizzazione della sanità in provincia. La Ciotti snocciola numeri che fanno ipotizzare la chiusura degli ospedali, ma Bond la stoppa.
Il consigliere regionale non esita a qualificare come «inaccettabile l’uso della sanità per fini politico-personali, allarmando la popolazione e gettando ombre che non esistono, perché dire che gli ospedali chiuderanno è semplicemente fuori dalla realtà. Come consiglieri regionali bellunesi – sostiene il capogruppo Pdl in Consiglio regionale – abbiamo portato a casa dei risultati più che positivi entrando spesso in contrasto con i colleghi delle altre province». Non ci vuole, infatti, chissà quale dietrologia per immaginare le reazioni dei consiglieri della pianura di fronte alle rivendicazioni dei montanari bellunesi. «Non sto qui a ripetere per l’ennesima volta quali sono le novità più importanti introdotte dal piano socio-sanitario e dalle schede ospedaliere – continua Dario Bond – perché è fin troppo ovvio che al sindaco di Pieve non interessano i dati oggettivi». Ma è nella parte conclusiva del comunicato diffuso ieri che il consigliere sferra un risoluto attacco. «La strumentalizzazione in atto da parte dei soliti noti è francamente scandalosa – rimarca -. Mi conforta solo sapere che le bugie hanno le gambe corte e che presto i cittadini toccheranno con mano quanto è stato fatto».

Raccolta firme per i posti letto nella pediatria dell’ospedale di Pieve di Cadore

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Riportiamo l’appello per raccogliere le firme a favore del reparto pediatrico di Pieve.

Dal 1° luglio 2014 verranno cancellati definitivamente i posti letto assegnati alla pediatria dell’Ospedale di Pieve di Cadore, fondamentali per garantire un servizio di assistenza sanitaria completa per tutti i bambini di Cortina, Cadore e Comelico. È inaccettabile che per le urgenze pediatriche si debba percorrere anche fino a 100km di macchina su strade di montagna per poter curare i propri figli! Avere una struttura sanitaria completa ed efficiente ad una distanza ragionevole è un diritto di ogni cittadino e con questa raccolta firme intendiamo bloccare questo ennesimo e vergognoso taglio alla sanità cadorina che mina la salute dei nostri figli ed il futuro delle nostre vallate.

Ci auguriamo che questa iniziativa, che parte da Auronzo, possa estendersi a tutto il territorio servito dall’Ospedale di Pieve, perciò vi invitiamo a partecipare attivamente alla raccolta firme, scaricando il modulo apposito e diffondendolo nel vostro paese.

Per informazioni e coordinamento contattate Mariantonia e Barbara: 340.6675344

Dove firmare

SAN VITO: presso il tendone della Sagra Paesana, in piazza vicino alla Chiesa, nelle giornate di venerdì 13 e sabato 14 dalle 19.00 alla chiusura della manifestazione e nella giornata di domenica 15 dalle ore 10.00 sino alle ore 17.00;
CORTINA: presso il bar della Stazione;
COSTALISSOIO: Bar Da Gostin;
PADOLA: negozio Stile Libero, alimentari Da Ogiero e Despar, bar Perini e Parrucchiera Diamoci un Taglio;
DOSOLEDO: alimentari Ni.Chi., panificio Sacco Proila, bar Centrale e bar Sul Canton, cartolibreria Golin;
CASAMAZZAGNO: bar Miravalle e alimentari Despar;
CANDIDE: Bar Luminiera Candide, Estetica Anna ed alimentari Franz;
SAPPADA: ristorante Ti Spiazza e al bar Al Solito Posto;
CAMPOLONGO: Distributore Tamoil
AURONZO: distributore Esso, edicola La Stua, Ortofrutta da Lucia, Foto ottica Capri, Tabaccheria da Monica, Bar-Cooperativa a Reane, Hotel Juventus, Hotel Centrale, Ristorante Botton d’Oro di Cima Gogna e sabato 14 e 15 domenica in piazza S.Giustina tutto il giorno;
S.STEFANO: sabato 14 e domenica 15 in piazza Roma tutto il giorno; alla Lataria e al bar Tennis;

ONLINE – È ora possibile firmare anche online a QUESTO LINK

No allo spostamento della base HEMS dal Cadore

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“Non accetterò lo spostamento della base HEMS dal Cadore” dichiara Matteo Toscani dopo l’incontro di questa mattina a Pieve di Cadore. “L’assessore Coletto dica al suo direttore generale di cambiare rotta”

Due sono i punti principali emersi stamani durante la riunione a Pieve di Cadore per affrontare il tema della base Hems. All’appuntamento erano presenti i sindaci di Pieve e quello di Santo Stefano di Cadore. Grande assente il direttore generale dell’Ulss 1, Pietro Paolo Faronato.

«Il primo punto é che Faronato alla riunione dei sindaci del Distretto, indetta per mercoledì prossimo – a cui sono stato invitato e non mancherò di prendere parte – porti le carte “scomode” che tiene gelosamente custodite e che mi ha negato di avere, nonostante i miei ripetuti solleciti a consegnarmele», ha spiegato Matteo Toscani, vice-presidente del Consiglio regionale del Veneto.

«A seguire – ha continuato il consigliere cadorino – lo stesso direttore generale modifichi subito la delibera n. 1198 del 27 novembre 2014, dove al primo punto si parla di studio di fattibilitá della nuova struttura del servizio di elisosoccorso aziendale con base Hems in Cadore. Questo stesso studio, infatti, ne prevede lo spostamento a Belluno con accesso giornaliero in Cadore: una soluzione ridicola per la nostra comunitá e che personalmente non accetterò mai».

«L’assessore regionale di comparto, Luca Coletto, con cui ho avuto un lungo e approfondito colloquio questa mattina, purtroppo in questi ultimi cinque anni si ė visto raramente a Belluno e mai in Cadore – commenta Toscani – . Di sicuro non conosce la nostra realtá e non si rende conto che la soluzione prospettata non sarà mai accettata né da me né dai Cadorini, perché costituirebbe l’ennesimo affronto a questo territorio. Gli ho detto chiaramente che non mi accontento di promesse e neppure accetto frasi vuote e di circostanza. Se intende fare il suo dovere, dia ordine scritto al suo direttore generale dell’Ulss 1 di cambiare rotta e atteggiamento».

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Punto nascite sospeso a Pieve di Cadore

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All’ospedale di Pieve di Cadore la direzione strategica dell’Usl 1 ha deciso di chiudere il punto nascite  a partire da giovedì 27 ottobre 2016. Tutti i parti, sia naturali che chirurgici, e le emergenze dovranno essere gestite a Belluno. Una decisione dettata dalle difficoltà dell’Usl 1 a reperire ginecologi.

Già ai primi di settembre, il direttore generale Adriano Rasi Caldogno, di concerto con il direttore sanitario Giovanni Pittoni, aveva dovuto ridurre l’attività del punto nascite cadorino per la carenza di medici. Il mese scorso era stato deciso di mantenere l’attività soltanto in orario diurno, dalle 8 alle 20, garantendo la reperibilità di un medico nelle ore serali e notturne (cioè dalle 20 alle 8). Ora, però, neanche questa soluzione potrà essere sostenuta. «A metà ottobre, purtroppo, altri due ginecologi se ne sono andati e così non ci è più possibile tenere aperto il reparto di Pieve di Cadore», sottolinea il direttore sanitario Pittoni.

D’altro canto, le difficoltà cominciano a minare anche l’attività dell’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Belluno, chiamata a gestire i propri turni con soli otto medici a disposizione, compreso il primario. Non potendo quindi più spostare il personale del San Martino a Pieve, l’Usl 1 ha dovuto arrendersi.

Il direttore sanitario dichiara che «Si tratta di un provvedimento provvisorio, in attesa che si concluda il concorso  indetto: le prove si terranno il 2 e 3 novembre. Abbiamo già una trentina di candidati e con  l’autorizzazione da parte della Regione Veneto di assumere sette ginecologi. Se tutto dovesse filare via liscio, entro un mese potremo far ripartire l’attività in Cadore».

Pieve di Cadore: potenziato il punto nascite

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A partire dal 6 febbraio 2017, coerentemente con quanto precedentemente comunicato e promesso dalla direzione dell’Ulss 1 Dolomiti, viene ulteriormente potenziata la presenza di medici ginecologi nel Punto nascite di Pieve di Cadore.
A Pieve di Cadore saranno operativi due medici ginecologi h 24, 7 giorni su 7, con presenza diurna e reperibilità notturna. Sono confermate, inoltre, le attività ambulatoriali e di consulenza in ambito ginecologico.
In ambito pediatrico, pur permanendo una criticità, come ampiamente descritto nei mesi scorsi, rimane operativa l’attività ambulatoriale il lunedì, il mercoledì e il venerdì. A tale proposito, si informa che la direzione conferma il proprio impegno per reperire le professionalità necessarie per ripristinare la totale operatività della struttura di Pieve di Cadore.
È opportuno ricordare che l’assetto organizzativo avviato è concepito tenendo conto della deliberazione di Giunta Regionale n. 2238 del 23 dicembre 2016 che attribuisce al Punto nascite di Pieve di Cadore la classe **(meno di 500 parti annui) e ne disegna i requisiti.
L’organizzazione che prende avvio il 6 febbraio riporta alle competenze specialistiche ginecologiche la gestione del parto non trasferibile e, in particolare, del taglio cesareo in emergenza nella sede di Pieve.
Il ripristino dell’operatività del punto nascita di Pieve è stata resa possibile grazie all’immissione in servizio dei nuovi ginecologi assunti con concorso e grazie all’impegno della direzione ospedaliera, in particolare di Raffaele Zanella, del direttore facente funzione di ostetricia e ginecologia, Geremia Russo, e tutta l’équipe dell’unità operativa di Pieve.

 

Fonte: Radio Club 103





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