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Reparto di ostetricia di Pieve di Cadore: vittoria dei sindaci

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Cantano vittoria i sindaci del Cadore e la Magnifica: uniti si ottengono grandi risultati.

Riaperta a sorpresa, anche nei fine settimana, l’area materno- infantile dell’ospedale di Pieve.

«Finalmente una buona notizia»  afferma il presidente della Magnifica Comunità, Renzo Bortolot. Quest’ultimo insieme ai ventidue sindaci del Cadore aveva portato aventi una battaglia affinché l’ospedale cadorino non subisse un depotenziamento.

Dallo scorso settembre, l’area materno infantile,  rimessa a nuovo e inaugurata proprio a giugno di quest’anno, era  rimasta chiusa il sabato e la domenica a causa della mancanza di personale. A seguito delle pressioni degli amministratori locali  l’ospedale di Pieve ha nuovamente un servizio attivo ventiquattrore su  ventiquattro.

Molto soddisfatta Maria Antonia Ciotti, sindaco di Pieve: «Era un atto dovuto il ripristino del servizio. La sua  interruzione aveva causato inevitabili conseguenze». «Sono felice per  tutte quelle mamme che aspettano il bimbo per Natale. Ora hanno la  garanzia di poter contare su un vero reparto».

Anche Antonio Compostella, nuovo direttore generale dell’Ulss  1, commenta: «Abbiamo dato una risposta alla carenza di organico con  una soluzione interna all’azienda. Questo grazie alla collaborazione  del reparto di chirurgia di Pieve che garantisce la seconda  reperibilità per i casi urgenti». Ottimista il presidente Bortolot che auspica che dall’incontro in programma per il prossimo 13 dicembre con i rappresentati dell’Ulss si giunga a delle soluzioni anche per le altre questioni inerenti la sanità in Cadore. Tra queste il ripristino della radiologia notturna con la presenza in loco di un radiologo.

Anche il sindaco di Pieve, M.A. Ciotti, attende fiduciosa l’incontro e si complimenta con i colleghi sindaci: «Questo è un insegnamento importante. Uniti si ottengono grandi risultati per il bene della comunità»

di Stefania Mattea (fonte: il Gazzettino di Belluno)


Toscani: basta fare propaganda sulla pelle dei cittadini

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“Antonia Ciotti sbaglia se crede di poter nascondere i fallimenti della sua amministrazione alimentando dannose polemiche sull’ospedale del Cadore. Ormai il suo giochetto è chiaro a tutti: a lei non interessa la salute dei cittadini, ma si preoccupa solo di come salvare la poltrona”. Lo dice il vicepresidente del consiglio regionale Matteo Toscani. “Sono davvero stufo – prosegue il consigliere regionale – di dover continuamente rassicurare i cittadini sull’ospedale cadorino, solo perché c’è un sindaco politicamente irresponsabile che fa propaganda con affermazioni false e infondate. Ma un amministratore che crea allarmismi e spaventa la gente su un tema fondamentale come la salute merita di essere mandato a casa alla prima occasione, perché fa il male del territorio”.

Il vicepresidente del consiglio regionale rincara la dose evidenziando una delle tante contraddizioni politiche del primo cittadino di Pieve. “Antonia Ciotti – afferma Toscani – è una delle promotrici del referendum per il passaggio della provincia in Trentino Alto Adige. Peccato che proprio a Trento la teleradiologia, che lei spaccia per una minaccia alla vita dei cadorini, sia una pratica ormai consolidata, introdotta dodici anni fa per migliorare l’efficienza degli ospedali periferici. E nessuno pensa che in una provincia autonoma manchino le risorse economiche o l’attenzione per le aree montane. Evidentemente il servizio funziona, e bene”.

E’ dunque evidente – sostiene Toscani – che le polemiche dei talebani della sanità sono pretestuose e andrebbero ignorate se non fossero dannose. La salute dei cittadini non è un giocattolo da usare in campagna elettorale, ma un diritto da salvaguardare con azioni responsabili. Dobbiamo partire dal grande risultato ottenuto in occasione della visita dell’assessore Luca Coletto e del segretario generale alla sanità Domenico Mantoan: la conferma che nessuno intende depotenziare gli ospedali periferici, né tantomeno chiuderli. Personalmente mi impegnerò per costruire, anche su questi temi, una proficua collaborazione con i sindaci e gli amministratori che pensano davvero al bene della nostra gente. E, fortunatamente, sono la stragrande maggioranza. Non lasceremo che sia il Cadore a pagare per il grave senso di irresponsabilità di qualcuno”.

Appello all’unità sul tema sanità in Cadore, del sindaco Antonia Ciotti

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Desidero intervenire in merito al dibattito attualissimo relativamente all’Ospedale di Pieve di Cadore, dibattito che considero positivo perchè dà modo di confrontarci. Inviterei tutti a ragionare partendo dall’idea reale e cioè che noi viviamo su un territorio montano, siamo cioè “alpini” e fa dispiacere sentire persone impegnate nelle istituzioni che ragionano come se abitassero nella pianura padana.
Io non augurerei mai che al consigliere regionale Toscani o al capogruppo della giovane pieve Lorenzet o a qualsiasi abitante del Cadore che una sera, dopo le ore 20, o una notte, abbia bisogno di un’esame radiologico urgente o che durante un intervento chirurgico necessiti di un esame particolare e la comunicazione telematica con Belluno sia interrotta come accade tante volte e magari il cattivo tempo non consenta il trasporto a Belluno.

Che cosa accadrà al paziente che già partito da Sappada è arrivato a Pieve e rischia la vita perchè non puo’ avere l’intervento entro i tempi stabiliti per legge e che sono i tempi salvavita? (ricordiamoci che di notte o in caso di cattivo tempo l’elicottero non vola).
Se invece lo stesso paziente abita nella pianura veneta, in particolare nell’area trevigiana o veronese, nel giro di un quarto d’ora potrebbe raggiungere cinque o sei ospedali che hanno di tutto e di più.
Allora mi viene spontanea una domanda:
“Perchè un cittadino “alpino” che abita in Cadore-Comelico-ampezzo non deve avere gli stessi diritti di sicurezza di chi abita nella pianura padana veneta?”. Questa è una prima considerazione; la seconda è la seguente: la presenza di un medico responsabile su qualsiasi servizio o reparto ospedaliero dà sempre una maggiore qualità di prestazioni.

Voglio ribadire che sono sempre stata disponibile a discutere nel merito delle cose, a un confronto aperto non sono ivece disponibile a dibattiti strumentali che hanno semplicemente lo scopo di GIUSTIFICARE UNA POLITICA REGIONALE CHE CONTINUAMENTE TAGLIA I SERVIZI ALLA MONTAGNA e non è solo un caso se i nostri paesi si stanno spopolando. Lancio un’appello: stiamo tutti uniti insieme per salvare i servizi di qualità e di efficenza e il miglioramento dei servizi sanitari che sono la prima grande sicurezza per i cittadini per questo, assieme ai colleghi sindaci, vogliamo che la nostra gente neppure per una notte possa sentirsi a rischio per la mancanza di una prestazione sanitaria che a volte, può essere fondamentale per salvare una vita. Sarebbe interessante, lo dico ai consiglieri regionali del Veneto entrare nel merito del budget della sanità in un CONFRONTO TECNICO E NON POLITICO perchè la proposta della Giunta regionale mentre stabilisce per la provincia di Belluno lo stesso budget dello scorso anno, lo aumenta del 3,5 % nel resto del Veneto. Questo significa che la provincia di Belluno da sempre virtuosa perde, rispetto al resto del territorio della pianura, 13 milioni di euro. Mi auguro che il consiglio regionale riesca a modificare quest’altra scelta che va, ancora una volta, a penalizzare la montagna.

Sindaco di Pieve di Cadore, Antonia Ciotti

Elisoccorso di Pieve di Cadore: orario prolungato del volo

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Partirà il 20 giugno e si concluderà il 18 settembre l’allungamento orario dell’operatività del servizio del Suem.

Il servizio sarà a carico dell’Usl n. 1 che pagherà sia l’Inaer (216mila euro) sia il personale medico e infermieristico (22.621 euro) in più. Si garantirà una risposta all’aumento degli interventi di urgenza extra-ospedaliera dovuti al flusso turistico e al sensibile incremento dei frequentatori della montagna.
Si tratta di una sperimentazione che durerà il periodo estivo e al termine della quale si faranno i conti sulla bontà e la necessità dell’allungamento dell’orario di attività.

Da giugno a settembre, le ore di luce durante le quali l’elicottero può intervenire in modalità Vfr (volo diurno con un singolo pilota) superano abbondantemente le 12 ore previste dal capitolato di appalto attualmente in essere con la ditta Inaer. In realtà, il servizio può essere attivo per 16 ore dal 20 giugno al 13 luglio, per 15 ore dal 14 luglio al 9 agosto, e per 14 ore dal 10 agosto al 29 agosto e per 13 fino al 20 settembre.

L’Usl quindi, pagherà 216mila euro all’impresa Inaer Aviation Italia spa di Colico (Lc) per l’ampliamento dell’orario di servizio, somma comprensiva dell’estensione del servizio antincendio per la base Hems di Pieve di Cadore e per l’elisuperficie di Belluno.
Inoltre si dovranno acquisire 235 ore complessive di attività aggiuntiva dai medici di anestesia e rianimazione, e per i 91 nuovi turni di lavori anche del personale infermieristico, per una spesa complessiva di oltre 22mila euro.

Resta aperto ancora il problema delle risorse. In effetti, qualche mese fa, l’azienda sanitaria aveva inviato alla Regione il piano della sperimentazione per chiedere il finanziamento. Ma ad oggi nessuna risposta è arrivata dai lidi veneziani. Così l’Usl n. 1 è stata costretta a dare fondo a proprie risorse. E in vista di una richiesta finanziaria a Venezia, sarà importante capire quale sarà l’esito di questi 91 giorni di orario prolungato di attività dell’elisoccorso, utile per la provincia bellunese, ma da cui potrebbero trarre benefici anche i territori limitrofi di Treviso e Venezia. 

 (Fonte: Corriere delle Alpi)

 

Visitava pazienti a pagamento: sospeso primario di Pieve

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Il primario di Cardiologia dell’Ospedale di Pieve di Cadore (Belluno) è stato sospeso dall’esercizio dell’attività sanitaria perché, senza alcuna autorizzazione dell’Ulss, visitava a pagamento i suoi “clienti” in ospedale mentre i pazienti pubblici attendevano mesi in lista d’attesa.

La Guardia di finanza di Belluno, su disposizione del gip, ha notificato al medico le misure cautelari della sospensione dall’attività di cardiologo nell’Ulss di competenza ed il divieto di dimora nel comune di Pieve di Cadore, sede dell’ospedale.

Per il medico l’ospedale sarebbe stato una dépendance dei suoi ambulatori privati, tanto che era sua moglie a prendere le prenotazioni delle visite private da eseguire negli ambulatori dell’ospedale con le attrezzature sanitarie pubbliche. Il primario adesso deve rispondere di peculato aggravato continuato, truffa aggravata continuata ed interruzione di pubblico servizio. La moglie invece è accusata di concorso nel reato di truffa.

Un mese fa sempre i finanzieri avevano arrestato il primario di Ginecologia dell’ospedale di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, accusato di intascare mazzette per la procreazione assistita.

Fonte: IlGazzettino.it

La sanità in montagna tra dubbi, polemiche, allarmi e allarmismi

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La V Commissione Sanità torna a riunirsi domani a Venezia per discutere il nuovo piano socio-sanitario del Veneto, documento che a Belluno sta creando un vortice di interrogativi e ansie sul futuro della sanità provinciale, soprattutto quella delle terre alte. Le preoccupazioni più forti riguardano gli ospedali di Pieve e di Agordo, come stanno denunciando a tamburo battente – tra gli altri – la Consulta giovanile dell’Agordino, l’ex consigliere Guido Trento e il sindaco di Pieve Maria Antonia Ciotti. Allarmi che i vertici regionali hanno definito più volte in queste settimane “infondati”, anche nel corso del tavolo di confronto che giovedì si è tenuto a Venezia dopo il corteo che ha portato a Venezia 800 bellunesi.

Tra i punti più criticati c’è anche il ruolo dell’ospedale di Belluno, che la conferenza dei sindaci dell’Usl 1 spinge perchè diventi un centro hub, cioè di riferimento per l’intera provincia. E in questo solco si inserisce il dissidio strisciante tra amministratori feltrini e bellunesi, questi ultimi convinti che l’autonomia dell’Usl 2 possa nuocere alla rete di ospedali dell’Usl 1 per il principio del “vita tua, mors mea”.

Insomma, la partita è aperta ed entrerà nel vivo con la compilazione delle schede sanitarie, che fotograferanno la situazione ospedale per ospedale, evidenziando eventuali doppioni o servizi non più sostenibili.

Nel nuovo piano socio-sanitario c’è scritto che la specificità di Belluno sarà fatta salva, ma c’è chi chiede formulazioni più concrete.

Corsari Cadorini: Permafrost

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Nevica!Nevica!I fiocchi scendono leggeri e allegri dal cielo, i bambini schiacciano i nasini davanti alla finestra,la terra imbianca e il reparto di ortopedia dell’ospedale si riempie.

More solito. Tutto come sempre.

E’ sacrosanto il diritto delle persone a cadere, ma un po’ di sale in più sul marciapiede non farebbe male e forse decongestionerebbe le corsie.

Il sale viene sparso generosamente sulle ferite della provincia appena salvata, prende la forma maligna di una politica che parla molto ma che alla fine deve fare i conti con la spending review e le nozze si fanno coi fichi secchi.

Le feste portano consiglio, e soprattutto consiglieri visto che sta per aprirsi una campagna elettorale dai tratti violenti e furiosi che non risparmierà nessuno.

Il populismo è deleterio se non viene disciplinato da una seria voglia di fare e non di parlare.

I piccoli comuni in sofferenza che vivono l’emorragia dello spopolamento e dell’isolamento, spesso hanno nel sindaco l’unico riferimento istituzionale per far sentire il proprio disagio, estremo argine al silenzio e all’emarginazione.

Leggere tutti i giorni di astruse formule di rilancio economico e vedere il permafrost sulla piazza del paese lascia basiti e perplessi:

vieni vieni o forestiero, proverai il fascino delle Dolomiti e il brivido del traumatologico. Due emozioni al prezzo di un solo femore.

Sia chiaro per tutti: la buona volontà, la caparbietà, la voglia di lavorare e l’ospitalità del territorio sono qualità di assoluta eccellenza e magnifica promozione, però da sole non bastano a sciogliere il ghiaccio, a valorizzare le meraviglie segrete dei paesi e l’incanto magico della natura.

Per questo serve la politica, non quella degli annunci ad effetto o dei pesci che non si sanno pigliare, ma un’offerta amministrativa seria e sensata che ponga il rinnovamento al centro della propria agenda.

A Natale siamo forse tutti più buoni ma certo non più fessi, e una campagna elettorale festiva proprio non ci voleva, perchè oltre al rischio di indigestione alimentare c’è quello della bulimia di parole e annunci.

La sgradita sensazione è che dopo aver festeggiato ad IMU e sacrifici la consolazione sia solo un’ altra amara sorpresa.

Non credo che questa volta basti un Diger Seltz per riprendersi.

Massimiliano Garavini

(Fotografia di Franco Baldissarutti per gentile concessione dell’autore)

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Distacco della placenta: salvati a Pieve

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«Venerdì notte, all’ospedale di Pieve», racconta il sindaco Maria Antonia Ciotti, «sono stati salvati una mamma ed un bambino. Questa volta è andata bene, ma se non ci fosse stato il nostro ospedale, non avrebbero avuto certo il tempo di arrivare fino a Belluno».

Il sindaco ha parole di fuoco contro chi taglia, da Venezia, i fondi per la sanità. «13 milioni in meno per la Usl 1», sottolinea; e contro «chi decide, semplicemente sulla base delle statistiche, cosa si deve potenziare e cosa eliminare. Ma il caso dell’altra notte è emblematico e dovrebbe aprire gli occhi a chi proprio non vuole vedere».

Una signora dell’alto Cadore giunta alla 35ma settimana di gravidanza, spiega ancora il sindaco, seguita da un altro ospedale, ha subito il distacco della placenta ed è poi stata operata «per una sofferenza fetale all’ospedale di Pieve dall’unico medico, oltretutto febbricitante (l’operazione è poi andata a buon fine, con la nascita del bambino, ndr). Un caso che per i nostri governanti non farà statistica ma, se assecondiamo i loro programmi, in futuro quante mamme e bambini delle nostre terre rischieranno di lasciarci la pelle? Consideri che oggi (ieri, ndr) qui nevica e andare a Belluno è quindi un rischio; e che con l’elicottero non si può volare.

Questa volta è andata bene, ma la prossima?». Le patologie a forte rischio, secondo il sindaco di Pieve, sono più frequenti di quanto non si possa pensare, «quindi per noi reparti come ostetricia e chirurgia devono rimanere aperti 24 ore su 24. La radiologia, ad esempio, funziona solo fino alle 20.. Il primario chirurgo è vacante dal 31 dicembre. E mi chiedo», chiude il sindaco, «come vogliamo rilanciare il turismo se poi tagliamo irrimediabilmente i servizi, come quello alla salute, che possono attirare i turisti qui da noi? Non accetteremo mai supinamente che l’ospedale di Pieve venga depotenziato. Ed ai nostri governanti dico: se avete una coscienza non potete farlo a cuor leggero, dovete sapere a quali rischi sottoponete la popolazione».

di Stefano Vietina

Fonte: Corrierealpi.gelocal.it


Sanità in Cadore: gli amministratori a muso duro

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«Dall’incontro con il nuovo direttore generale della Usl1, Pier Paolo Faronato, il gruppo di lavoro che segue la sanità del distretto n.1 esce profondamente deluso». Lo scrivono a chiare lettere Maria Antonia Ciotti (sindaco di Pieve di Cadore), Alessandra Buzzo (sindaco di Santo Stefano), Roberto Bacchilega (assessore turismo e sport di Lorenzago), Giuseppe Belfi (vice sindaco di Borca di Cadore), Daniele Zandonella (assessore alla sanità di Comelico Superiore).

Sono profondamente delusi, spiegano, «in quanto il direttore generale, al di là di proclamare che Pieve resterà l’ospedale per acuti, con le successive parole ha praticamente dato l’ok al suo depotenziamento. Come può essere un ospedale per acuti se si continuano a togliere servizi? Se si propone solo la chirurgia di elezione e non quella d’urgenza?».
Tutti d’accordo, insomma, che qualcosa non quadra nelle parole del nuovo direttore. Da un lato tranquillizza, dall’altro però si fa interprete di una linea politica, qual è quella della Regione, che pare essere sensibile più alla logica dei numeri che a quella delle persone.

«Egli sembra essere un mero esecutore della volontà di questa nostra Regione Veneto che sta distruggendo quel poco che ci è rimasto», scrivono ancora i cinque amministratori, «ma qui non siamo né a Treviso, né a Padova, bensì in una zona alpina, ed il territorio alpino va salvaguardato per fa sì che l’emorragia di gente che se ne va venga arrestata».
Si torna, insomma, al nodo cruciale. «Se mancano i servizi essenziali, le famiglie se ne vanno, lo sappiamo bene».
Poi, se se ne vanno le persone, calano i numeri della struttura ospedaliera, e questo offre il destro a chi si sofferma solo sulle statistiche per giustificare ulteriori tagli. «E’ un nostro diritto poter salvare la vita entro mezz’ora dall’evento dannoso; oggi a fatica si arriva a Pieve di Cadore dal Comelico e dall’Ampezzano figuriamoci a Belluno».

Partita persa, dunque? «No, noi sindaci ed amministratori, i primi responsabili della sicurezza dei cittadini, non ci arrenderemo mai e continueremo a combattere per mantenere integra la nostra unica struttura ospedaliera rimasta».
«Questa nota», spiega Alessandra Buzzo, «è nata dopo l’incontro con il nuovo direttore, durante il quale ci è parso di capire che il suo obiettivo prioritario non è tanto il servizio all’utenza, quanto il pareggio di bilancio della Usl 1. Non solo: Faronato più volte ha ribadito che queste sono le scelte della Regione e che lui è solo un esecutore. Questo ci preoccupa molto, anche perché per noi l’ospedale di Pieve non si tocca». Un’ultima chiosa, Maria Antonia Ciotti la riserva poi alla questione dell’auto blu, cui Faronato ha rinunciato. «Ha fatto solo il suo dovere, non vedo la necessità di tutto questo clamore. Molti altri dovrebbero seguirlo».

(s.v.)

Fonte: Corrierealpi.gelocal.it

«Il servizio del Suem non verrà spostato» Parola di Toscani

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Nessuna nube si addensa sul Suem 118.
Parola di Matteo Toscani, vice presidente del Consiglio Regionale del Veneto.
«Non c’è alcun motivo di preoccupazione: il Suem 118 resta a Pieve di Cadore».
Così l’esponente della Lega Nord fuga ogni dubbio sul futuro dell’elisoccorso. E prosegue. «Non so da dove nascano certe voci, ma posso assicurare, provvedimenti amministrativi alla mano, che sono prive di ogni fondamento: la Regione Veneto non intende affatto spostare la sede operativa del Suem dal Cadore a Belluno».

Risulta peraltro da fonti particolarmente attendibili, ed è Toscani stesso a confermarlo nel suo comunicato diramato ieri (a seguito dell’articolo del Corriere delle Alpi dal titolo “Giù le mani dall’elisoccorso 118”), che una prima ipotesi di spostamento del servizio da Pieve era prevista nella bozza del nuovo piano sanitario (da qui le voci e le preoccupazioni) e che sia stato proprio un intervento dello stesso vice Presidente del Consiglio Regionale a “blindare la sede di Pieve” di questo servizio.
A seguito di queste voci, la preoccupazione dei sindaci era stata dunque espressa con chiarezza e messa nero su bianco da Alessandra Buzzo, sindaco di Santo Stefano di Cadore che, sabato scorso a Costalissoio, ha sottoposto al Consiglio comunale straordinario uno specifico ordine del giorno. Il documento era stato stilato proprio per «opporsi fermamente a qualsiasi iniziativa o programma rivolti al trasferimento del Servizio di elisoccorso dalla sua attuale base operativa. E per chiedere, al contempo, il rafforzamento dei servizi di urgenza ed emergenza che garantiscano l’efficacia e la tempestività delle prestazioni sanitarie». Documento che è stato votato poi all’unanimità.

«Proprio su mia richiesta» conferma Toscani nel comunicato «è stata stralciata dalla primissima bozza di piano socio-sanitario la coincidenza della sede Suem con il capoluogo di provincia. Da allora nessuno, né in commissione, né in giunta, né tantomeno a livello aziendale, ha più preso in considerazione il trasferimento a Belluno. Ciò non deriva soltanto dalla sua presenza storica in Cadore o da motivi emozionali e affettivi, bensì da dati oggettivi e inconfutabili, che dimostrano come l’operatività si svolga prevalentemente nell’alta provincia. Spiace» conclude Toscani «che voci, come in questo caso prive di ogni fondamento, creino preoccupazione tra i cittadini e i dipendenti. Viceversa non si può non notare come situazioni realmente preoccupanti per il personale e per l’offerta sanitaria, come l’eventuale ritorno ad una gestione pubblica del Codivilla, vengano sottovalutate da alcuni sindaci».

«Prendo atto con soddisfazione» replica Alessandra Buzzo «delle parole rassicuranti e dell’impegno in prima persona di Toscani. E spero proprio che rischi non ce ne siano. D’altra parte credo che la preoccupazione di noi sindaci (mi sono confrontata, ad esempio, con il collega Alberto Graz di Sappada) e la nostra quotidiana vigilanza siano fondamentali, nell’incertezza di un piano socio-sanitario più volte annunciato ma finora inattuato, per garantire alla nostra montagna la sanità che si merita».

di Stefano Vietina

Fonte: Corrierealpi.gelocal.it

STOP ai tagli dei servizi in montagna

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Sono sempre più a rischio servizi importanti o addirittura fondamentali per le nostre zone: TRIBUNALE, FERROVIA, OSPEDALE, ecc. Ormai quasi quotidianamente si leggono sui giornali notizie e annunci di tagli, riduzione dei finanziamenti e sospensioni dei servizi.

E’ ora di dire BASTA! Di alzare la voce e farsi sentire.

Diffondete e condividete la seguente immagine per aderire a questa iniziativa, la prima di una serie che verranno proposte in futuro, speriamo in collaborazione con le amministrazioni locali.

#stoptaglimontagna

 

tagli servizi montagna

Blocco del ponte Cadore per salvare il punto nascite

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Tutti compatti i sindaci del Cadore e del Comelico sull’ospedale di Pieve: deve essere garantita dalla Usl1 la sicurezza del punto nascite. La montagna non deve perdere anche il diritto alla salute. Lo hanno ribadito ieri in una riunione in sala consiliare a Pieve, dove erano rappresentati quasi tutti i Comuni. E lo ribadiranno anche il 5 maggio, in una manifestazione che bloccherà simbolicamente il ponte Cadore, dalle 14 alle 17, ad indicare la frattura fra montagna e pianura, fra Cadore e Belluno, fra montagna e Regione Veneto, che rischia di diventare insanabile. «Siamo tutti d’accordo che la sicurezza è un’assoluta priorità», spiegava ieri Alessandra Buzzo, che nell’occasione ha anche distribuito ai colleghi i manifesti che ha fatto preparare dal suo Comune, «d’altra parte sono proprio gli stessi tecnici che ci dicono che l’ospedale di Pieve è carente in fatto di sicurezza a dover provvedere, perché noi non ci rassegnamo certo a perdere un servizio fondamentale, di tutela non solo della salute, ma anche di garanzia per la sopravvivenza della montagna.

Se chiudono anche questo servizio ospedaliero danno un colpo di grazia agli sforzi che tutti stiamo facendo per far vivere la nostra montagna, per scongiurare il rischio che i giovani gettino la spugna e vadano via». In pratica, i semplici numeri condannano la montagna, poiché certi servizi non raggiungeranno mai le quote richieste; d’altra parte, se con questa logica si chiudono servizi fondamentali, saranno sempre di più coloro che lasceranno la montagna ed i numeri non potranno che diminuire ancora.

«Siamo molto preoccupati», proseguiva Daniele Zandonella, assessore alla Salute di Comelico Superiore,«perché se chiude Pieve e, come sembra, anche il punto nascite di San Candido, una ragazza incinta di Comelico Superiore dovrà mettere in conto almeno un’ora e mezzo di viaggio per l’ospedale più vicino, sia Belluno, Feltre o Bolzano. E questo è inconcepibile. Siamo anche stufi di doverci incontrare, fra sindaci ed assessori, soltanto per scongiurare ulteriori tagli; l’ospedale di Pieve costa alla Regione 18 milioni su una spesa sanitaria totale della Regione di oltre 6 miliardi. Un’inezia a guardare bene. Possibile che si debba tagliare proprio partendo dalla montagna?» «E’ stato un incontro molto importante a partecipato», conclude Maria Antonia Ciotti, «e tutti abbiamo concordato, con l’appoggio anche della Magnifica, su due punti: pieno sostegno alla manifestazione del 5 maggio sul ponte Cadore e lettera immediata, che partirà domani mattina (oggi,ndr) al direttore generale Usl1, Faronato, per chiedere una cosa semplice, con risposta immediata: cosa sta facendo di concreto per mettere in sicurezza il punto nascite di Pieve?»

di Stefano Vietina – fonte: Corriere delle Alpi

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5 maggio 2013: manifestazione di protesta contro i tagli ai servizi pubblici in Cadore

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Domenica 5 maggio ore 15.30, ritrovo presso colonia S. Maria (curva della Cavallera) e marcia sul Ponte Cadore.
Confermiamo che anche NuovoCadore aderisce alla manifestazione e sarà presente con lo striscione già diffuso in rete le scorse settimane.
Di seguito la lettera di invito dei Sindaci del Cadore:

Cari cittadini,
vi chiediamo di partecipare alla manifestazione di protesta contro i maltrattamenti e l’emarginazione a cui viene relegato da molto tempo ormai il nostro Cadore. Una manifestazione per dire BASTA al ridimensionamento rovinoso dei servizi alla montagna bellunese attuati dalla Regione Veneto e dal Governo Centrale. Non possiamo assistere ai tagli che continuano a colpire ospedali e sanità sul territorio, treni e trasporto pubblico, tribunale, poste e agenzie delle entrate. E’ per dire BASTA che, insieme alle associazioni degli imprenditori e del volontariato, ai sindacati e alle istituzioni di ogni ordine e grado abbiamo organizzato una marcia silenziosa che sfilerà sul Ponte Cadore domenica 5 maggio. L’appuntamento è per le ore 15.30 presso l’ex colonia S.Maria sulla curva della Cavallera. Allo scopo di ribadire il senso unitario dell’iniziativa, esibiremo soltanto i gonfaloni dei nostri Comuni. Niente bandiere di partito ma solo i simboli identitari delle nostre municipalità e delle nostre vallate. Abbiamo invitato tutti i mezzi di comunicazione operanti in provincia di Belluno a cominciare dalla Rai Veneto. A loro chiederemo di amplificare al massimo il nostro grido di dolore e di rabbia ma soprattutto chiederemo di comunicare il nostro diritto a pretendere la salvaguardia dei servizi essenziali che ci consentono di continuare a vivere. Il medesimo diritto che hanno le genti che vivono in pianura e in città.

I Sindaci del Cadore

> Info autobus organizzati e aggiornamenti

3.000 persone sul Ponte Cadore per dire stop ai tagli dei servizi in montagna

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Circa 3.000 persone hanno manifestato oggi pomeriggio (domenica 5 maggio), contro i tagli dei servizi in montagna, soprattutto quelli riguardanti la sanità e i trasporti, bloccando il Ponte Cadore per alcune ore. L’iniziativa è stata condivisa anche a Cortina d’Ampezzo dove la gente è scesa sulle strade con cartelli e striscioni di protesta contro i continui tagli che si abbattono sulla montagna per effetto di leggi nazionali e regionali. A fianco dei cittadini erano presenti anche le associazioni di categoria e amministratori pubblici. I sindaci aprivano il corteo. Una manifestazione pacifica senza alcun intoppo, se non la pioggia che nel finale ha costretto i partecipanti a rientrare.

«Salviamo la montagna dai tagli» è il grido di dolore e protesta che arriva dal Cadore.

> GUARDA TUTTE LE FOTO

RASSEGNA STAMPA (in aggiornamento)

428693_10151630173417359_1564898725_nLa marcia dei duemila per dire stop ai tagli
Ponte Cadore invaso e bloccato per un’ora a difesa dei servizi essenziali «La nostra gente chiede soltanto di veder riconosciuti i propri diritti»
di Martina Reolon – fonte: Corriere Delle Alpi

La marcia dei duemila sul ponte Cadore (bloccato per circa un’ora). Tutti insieme per lanciare un messaggio: dignità alla montagna e stop ai tagli dei servizi. Per la manifestazione organizzata dai sindaci del Cadore si sono mobilitati tanti amministratori e tantissimi cittadini, non soltanto cadorini. Un’occasione per far sentire il grido di allarme della montagna bellunese. «Un’iniziativa», hanno sottolineato i primi cittadini di Pieve e Santo Stefano Maria Antonia Ciotti e Alessandra Buzzo, «voluta dalle istituzioni e che non ha precedenti. Chiediamo che le scelte nei confronti della montagna siano fatte con lealtà». Un “grido” che arriva dagli amministratori, ma che raccoglie le proteste e le preoccupazioni dei cittadini. «La giornata di oggi è un modo per dare voce alle tante esigenze della popolazione», ha fatto eco il vice sindaco di Borca Giuseppe Belfi. Sos servizi in montagna. Sul tavolo quello che i sindaci definiscono un «ridimensionamento rovinoso dei servizi alla montagna bellunese, attuato dalla Regione Veneto e dal Governo centrale». E non solo in tema di sanità, ma anche per treni, trasporto pubblico, tribunale, poste e tutto ciò che risponde ai bisogni della gente, che in area montana si trova a dover affrontare delle difficoltà in più. «A livello nazionale la montagna è tenuta in pochissima considerazione», tuona Pier Luigi Svaluto Ferro, sindaco di Perarolo, «ed è emarginata in senso storico, economico e geopolitico. Questa manifestazione richiama a un’identità comune, a un senso di appartenenza al territorio. Sono scettico che politicamente serva a qualcosa, ma è un segnale. Soprattutto per recuperare un’unità. Le battaglie si vincono se si è uniti». Serve un esame di coscienza. Basta con le divisioni interne. Di questo ne è convinto Svaluto Ferro che, insieme al primo cittadino di Calalzo Luca De Carlo, ha auspicato che ognuno cominci a farsi un esame di coscienza. «Speriamo che la montagna cominci a veder riconosciuti i propri diritti», ha affermato quest’ultimo, «e che da fuori magari comincino a occuparsi meglio di quanto abbiamo fatto noi stessi». «Viviamo in un momento in cui ci si preoccupa tanto dei diritti delle minoranze», ha aggiunto. «Questo è giusto. Ma forse ci si è dimenticati della maggioranza, che oggi sta manifestando tutto il proprio disagio. È ora che si cominci ad accorgersi di terre come queste». Se “muore” la montagna non ce n’è per nessuno. Anche perché la “rovina” della montagna ha ripercussioni su tutto il territorio, pianura compresa. Ha voluto metterlo in risalto il vice sindaco di Agordo Sisto Da Roit che, assieme al primo cittadino di Gosaldo Giocondo Dalle Feste, era sul Ponte Cadore per ribadire l’unità della montagna e l’esistenza di difficoltà comuni. «In Regione non c’è la consapevolezza delle nostre difficoltà. E a volte non è completa nemmeno in Valbelluna», ha sottolineato Da Roit. «Quello che sta succedendo sulle alte terre bellunesi si ripercuoterà su tutti». «Noi oggi siamo qui in solidarietà con il Cadore», ha detto ancora, «perché, se non saremo uniti, per tutti noi sarà ancora più dura». «Tutti abbiamo bisogno di tutti per avere più voce in capitolo», ha commentato la Buzzo. «Siamo in pochi in questa provincia e necessitiamo anche del sostegno della Valbelluna». Quale futuro per la provincia? La protesta della montagna fa parte di un tema più ampio: il futuro della provincia di Belluno. «Siamo qui per capire se il territorio provinciale può avere delle prospettive», ha voluto mettere in risalto Roger De Menech, sindaco di Ponte nelle Alpi e neo deputato, unico primo cittadino della Valbelluna presente alla manifestazione. «La questione è di livello provinciale e non è concepibile muoversi come singoli. La politica deve decidere se ha interesse per il nostro territorio». Pari dignità ed equità di trattamento sono gli aspetti più importanti». Aspetti che vanno di pari passo con i servizi, «senza i quali non può nemmeno esserci sviluppo economico», ha fatto notare il consigliere regionale Sergio Reolon. «L’autonomia serve a questo, per governare le esigenze del territorio senza essere in competizione». E se la Regione ha dato un segnale con l’approvazione dell’articolo 15 dello Statuto, «ora resta la parte più difficile», ha commentato Gino Mondin, alla guida del Consorzio Dolomiti, «ossia metterlo in pratica». Battaglia per la qualità di vita. E se il presidente della Comunità montana Comelico Sappada Mario Zandonella Necca ha annunciato che nelle sedi opportune e istituzionali gli amministratori faranno le battaglie giuste, il sindaco di Sappada Alberto Graz ha ricordato che «la qualità di vita di un territorio si misura sulla qualità dei servizi». «Se si continua a tagliare da una parte e dall’altra», la considerazione dei sindaci di Borca e San Vito Bortolo Sala e Andrea Fiori, «mancano i presupposti per poter vivere in montagna».

 

Dinca_stoptagliAnche il deputato D’Inca’ (M5S) presente alla manifestazione in Cadore
comunicato stampa

Alla manifestazione di protesta contro i tagli ai servizi di montagna, svoltasi ieri sul Ponte Cadore, ha partecipato anche il neo deputato alla Camera Federico D’Incà del Movimento 5 Stelle.
“La manifestazione del 5 maggio deve essere il primo passo verso una presa di coscienza dei cittadini bellunesi dell’importanza di essere uniti nella richiesta della permanenza e del miglioramento dei servizi nelle nostre montagne.” Dichiara D’Incà e prosegue: “Ogni passo in questa direzione deve essere condiviso da parte di tutti, senza bandiere di parte, in una lunga catena umana che vada oltre al ponte Cadore. Per questo motivo dobbiamo spingere verso nuove iniziative, fermare le nostre richieste appena oltre quel ponte vuol dire spegnere l’entusiasmo dei tanti giovani presenti. Da ieri abbiamo finalmente capito che vi sono intelligenze ed idee nuove al servizio delle nostre montagne.”
Oltre al deputato, erano presenti i due consiglieri comunali di Belluno Sergio Marchese e Andrea Lunari e molti attivisti del M5S, del Cadore e di Belluno.
Da tempo il Movimento 5 Stelle della provincia si batte per i temi che ieri hanno portato oltre 2.000 persone a scendere in strada, soprattutto per quanto riguarda la sanità e i trasporti: lo stop al prolungamento dell’A27 e il potenziamento della ferrovia fino a Calalzo sono temi che il Movimento considera di fondamentale importanza.
Conclude D’Incà: “Ci tengo a ringraziare personalmente e a nome di tutto il M5S Belluno-Feltre gli organizzatori di questo importante evento, tutte le associazioni e soprattutto i sindaci presenti”.

 

Sanità in Cadore: “Da Bond vogliamo fatti e risposte concrete, non querele”

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Il capogruppo Pdl, attraverso un comunicato pubblicato oggi sul Gazzettino di Belluno (vedi sotto), avvisa il sindaco Ciotti di abbassare i toni della protesta per la salvaguardia dell’ospedale di Pieve.

Gracis, amministratore di NuovoCadore, replica così alle dichiarazioni di Dario Bond, con una lettera aperta che pubblichiamo qui:

Solidarietà al Sindaco di Pieve di Cadore Antonia Ciotti, che da sempre si batte in prima linea per la difesa dell’ospedale di Pieve e i servizi essenziali per il territorio cadorino, e ora deve subire le invettive di Dario Bond che la accusa di strumentalizzare queste battaglie. Il capogruppo del Pdl Bond, accusa la Ciotti di usare “toni da guerriglia” e trova il comportamento del Sindaco “inaccettabile”: di inaccettabile invece c’è solo la sua arroganza e la minacce di querele. Che venga in Cadore il sig. Bond, a constatare di persona i tagli ai servizi che il nostro territorio continua a subire, nell’immobilismo dei politici veneti. 3.000 persone hanno sfilato sul Ponte Cadore il 5 maggio scorso, proprio al fianco dei sindaci cadorini (Ciotti compresa) per dire “stop ai tagli” e in difesa anche dell’ospedale di Pieve: nulla è cambiato da allora e anzi, la situazione continua a peggiorare. Bond dovrebbe iniziare a dare risposte concrete invece di preoccuparsi dei toni di una protesta che è lecita e giusta!

Matteo Gracis

 

Di seguito l’articolo del Gazzettino di Belluno:

Il consigliere regionale Bond attacca duramente il sindaco Ciotti per le continue critiche
«Sanità, sono pronto a querelare»
Sulla sanità, stavolta, potrebbe scapparci una querela. Destinataria il sindaco di Pieve di Cadore, Antonia Ciotti (Pd), che avrebbe non solo strumentalizzato per finiti politici la sanità, ma anche insultato i consiglieri regionali del centrodestra. «Sono stufo delle offesa della signora Ciotti – tuona il capogruppo Pdl in Regione, Dario Bond -. Le ultime incitazioni a “bruciarci” sono state un capitolo indecoroso. Sappia, la signora Ciotti, che sono in corso valutazioni per un’eventuale querela. Le critiche, anche aspre, sono sempre ben accette, ma non i toni da guerriglia»
Lo sfogo di Bond arriva in un comunicato dopo le continue prese di posizione della Ciotti contro la riorganizzazione della sanità in provincia. La Ciotti snocciola numeri che fanno ipotizzare la chiusura degli ospedali, ma Bond la stoppa.
Il consigliere regionale non esita a qualificare come «inaccettabile l’uso della sanità per fini politico-personali, allarmando la popolazione e gettando ombre che non esistono, perché dire che gli ospedali chiuderanno è semplicemente fuori dalla realtà. Come consiglieri regionali bellunesi – sostiene il capogruppo Pdl in Consiglio regionale – abbiamo portato a casa dei risultati più che positivi entrando spesso in contrasto con i colleghi delle altre province». Non ci vuole, infatti, chissà quale dietrologia per immaginare le reazioni dei consiglieri della pianura di fronte alle rivendicazioni dei montanari bellunesi. «Non sto qui a ripetere per l’ennesima volta quali sono le novità più importanti introdotte dal piano socio-sanitario e dalle schede ospedaliere – continua Dario Bond – perché è fin troppo ovvio che al sindaco di Pieve non interessano i dati oggettivi». Ma è nella parte conclusiva del comunicato diffuso ieri che il consigliere sferra un risoluto attacco. «La strumentalizzazione in atto da parte dei soliti noti è francamente scandalosa – rimarca -. Mi conforta solo sapere che le bugie hanno le gambe corte e che presto i cittadini toccheranno con mano quanto è stato fatto».


Raccolta firme per i posti letto nella pediatria dell’ospedale di Pieve di Cadore

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Riportiamo l’appello per raccogliere le firme a favore del reparto pediatrico di Pieve.

Dal 1° luglio 2014 verranno cancellati definitivamente i posti letto assegnati alla pediatria dell’Ospedale di Pieve di Cadore, fondamentali per garantire un servizio di assistenza sanitaria completa per tutti i bambini di Cortina, Cadore e Comelico. È inaccettabile che per le urgenze pediatriche si debba percorrere anche fino a 100km di macchina su strade di montagna per poter curare i propri figli! Avere una struttura sanitaria completa ed efficiente ad una distanza ragionevole è un diritto di ogni cittadino e con questa raccolta firme intendiamo bloccare questo ennesimo e vergognoso taglio alla sanità cadorina che mina la salute dei nostri figli ed il futuro delle nostre vallate.

Ci auguriamo che questa iniziativa, che parte da Auronzo, possa estendersi a tutto il territorio servito dall’Ospedale di Pieve, perciò vi invitiamo a partecipare attivamente alla raccolta firme, scaricando il modulo apposito e diffondendolo nel vostro paese.

Per informazioni e coordinamento contattate Mariantonia e Barbara: 340.6675344

Dove firmare

SAN VITO: presso il tendone della Sagra Paesana, in piazza vicino alla Chiesa, nelle giornate di venerdì 13 e sabato 14 dalle 19.00 alla chiusura della manifestazione e nella giornata di domenica 15 dalle ore 10.00 sino alle ore 17.00;
CORTINA: presso il bar della Stazione;
COSTALISSOIO: Bar Da Gostin;
PADOLA: negozio Stile Libero, alimentari Da Ogiero e Despar, bar Perini e Parrucchiera Diamoci un Taglio;
DOSOLEDO: alimentari Ni.Chi., panificio Sacco Proila, bar Centrale e bar Sul Canton, cartolibreria Golin;
CASAMAZZAGNO: bar Miravalle e alimentari Despar;
CANDIDE: Bar Luminiera Candide, Estetica Anna ed alimentari Franz;
SAPPADA: ristorante Ti Spiazza e al bar Al Solito Posto;
CAMPOLONGO: Distributore Tamoil
AURONZO: distributore Esso, edicola La Stua, Ortofrutta da Lucia, Foto ottica Capri, Tabaccheria da Monica, Bar-Cooperativa a Reane, Hotel Juventus, Hotel Centrale, Ristorante Botton d’Oro di Cima Gogna e sabato 14 e 15 domenica in piazza S.Giustina tutto il giorno;
S.STEFANO: sabato 14 e domenica 15 in piazza Roma tutto il giorno; alla Lataria e al bar Tennis;

ONLINE – È ora possibile firmare anche online a QUESTO LINK

No allo spostamento della base HEMS dal Cadore

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“Non accetterò lo spostamento della base HEMS dal Cadore” dichiara Matteo Toscani dopo l’incontro di questa mattina a Pieve di Cadore. “L’assessore Coletto dica al suo direttore generale di cambiare rotta”

Due sono i punti principali emersi stamani durante la riunione a Pieve di Cadore per affrontare il tema della base Hems. All’appuntamento erano presenti i sindaci di Pieve e quello di Santo Stefano di Cadore. Grande assente il direttore generale dell’Ulss 1, Pietro Paolo Faronato.

«Il primo punto é che Faronato alla riunione dei sindaci del Distretto, indetta per mercoledì prossimo – a cui sono stato invitato e non mancherò di prendere parte – porti le carte “scomode” che tiene gelosamente custodite e che mi ha negato di avere, nonostante i miei ripetuti solleciti a consegnarmele», ha spiegato Matteo Toscani, vice-presidente del Consiglio regionale del Veneto.

«A seguire – ha continuato il consigliere cadorino – lo stesso direttore generale modifichi subito la delibera n. 1198 del 27 novembre 2014, dove al primo punto si parla di studio di fattibilitá della nuova struttura del servizio di elisosoccorso aziendale con base Hems in Cadore. Questo stesso studio, infatti, ne prevede lo spostamento a Belluno con accesso giornaliero in Cadore: una soluzione ridicola per la nostra comunitá e che personalmente non accetterò mai».

«L’assessore regionale di comparto, Luca Coletto, con cui ho avuto un lungo e approfondito colloquio questa mattina, purtroppo in questi ultimi cinque anni si ė visto raramente a Belluno e mai in Cadore – commenta Toscani – . Di sicuro non conosce la nostra realtá e non si rende conto che la soluzione prospettata non sarà mai accettata né da me né dai Cadorini, perché costituirebbe l’ennesimo affronto a questo territorio. Gli ho detto chiaramente che non mi accontento di promesse e neppure accetto frasi vuote e di circostanza. Se intende fare il suo dovere, dia ordine scritto al suo direttore generale dell’Ulss 1 di cambiare rotta e atteggiamento».

Cadore. La Salute è un diritto. Esercita il Tuo diritto

STOP ai tagli dei servizi in montagna

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Sono sempre più a rischio servizi importanti o addirittura fondamentali per le nostre zone: TRIBUNALE, FERROVIA, OSPEDALE, ecc. Ormai quasi quotidianamente si leggono sui giornali notizie e annunci di tagli, riduzione dei finanziamenti e sospensioni dei servizi.

E’ ora di dire BASTA! Di alzare la voce e farsi sentire.

Diffondete e condividete la seguente immagine per aderire a questa iniziativa, la prima di una serie che verranno proposte in futuro, speriamo in collaborazione con le amministrazioni locali.

#stoptaglimontagna

AGGIORNAMENTO: l’immagine diffusa su facebook è stata condivisa da 400 utenti e ha raggiunto oltre 7mila persone.

tagli servizi montagna

Blocco del ponte Cadore per salvare il punto nascite

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Tutti compatti i sindaci del Cadore e del Comelico sull’ospedale di Pieve: deve essere garantita dalla Usl1 la sicurezza del punto nascite. La montagna non deve perdere anche il diritto alla salute. Lo hanno ribadito ieri in una riunione in sala consiliare a Pieve, dove erano rappresentati quasi tutti i Comuni. E lo ribadiranno anche il 5 maggio, in una manifestazione che bloccherà simbolicamente il ponte Cadore, dalle 14 alle 17, ad indicare la frattura fra montagna e pianura, fra Cadore e Belluno, fra montagna e Regione Veneto, che rischia di diventare insanabile. «Siamo tutti d’accordo che la sicurezza è un’assoluta priorità», spiegava ieri Alessandra Buzzo, che nell’occasione ha anche distribuito ai colleghi i manifesti che ha fatto preparare dal suo Comune, «d’altra parte sono proprio gli stessi tecnici che ci dicono che l’ospedale di Pieve è carente in fatto di sicurezza a dover provvedere, perché noi non ci rassegnamo certo a perdere un servizio fondamentale, di tutela non solo della salute, ma anche di garanzia per la sopravvivenza della montagna.

Se chiudono anche questo servizio ospedaliero danno un colpo di grazia agli sforzi che tutti stiamo facendo per far vivere la nostra montagna, per scongiurare il rischio che i giovani gettino la spugna e vadano via». In pratica, i semplici numeri condannano la montagna, poiché certi servizi non raggiungeranno mai le quote richieste; d’altra parte, se con questa logica si chiudono servizi fondamentali, saranno sempre di più coloro che lasceranno la montagna ed i numeri non potranno che diminuire ancora.

«Siamo molto preoccupati», proseguiva Daniele Zandonella, assessore alla Salute di Comelico Superiore,«perché se chiude Pieve e, come sembra, anche il punto nascite di San Candido, una ragazza incinta di Comelico Superiore dovrà mettere in conto almeno un’ora e mezzo di viaggio per l’ospedale più vicino, sia Belluno, Feltre o Bolzano. E questo è inconcepibile. Siamo anche stufi di doverci incontrare, fra sindaci ed assessori, soltanto per scongiurare ulteriori tagli; l’ospedale di Pieve costa alla Regione 18 milioni su una spesa sanitaria totale della Regione di oltre 6 miliardi. Un’inezia a guardare bene. Possibile che si debba tagliare proprio partendo dalla montagna?» «E’ stato un incontro molto importante a partecipato», conclude Maria Antonia Ciotti, «e tutti abbiamo concordato, con l’appoggio anche della Magnifica, su due punti: pieno sostegno alla manifestazione del 5 maggio sul ponte Cadore e lettera immediata, che partirà domani mattina (oggi,ndr) al direttore generale Usl1, Faronato, per chiedere una cosa semplice, con risposta immediata: cosa sta facendo di concreto per mettere in sicurezza il punto nascite di Pieve?»

di Stefano Vietina – fonte: Corriere delle Alpi

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